A Sainkho Namtchylak, cantante siberiana e una delle protagoniste più importanti della scena world music internazionale, verrà assegnato il premio “La Zampogna 2015”.
Sainkho è una vera e propria sciamana e nella sua arte vocale ha riportato tutti gli insegnamenti delle tradizioni delle steppe siberiane e del mondo buddista dei lama tibetani.
Il suo stile di canto Xöömej, canto bifonico che permette l’emissione contemporanea di due suoni, costituisce un vero e proprio colpo emotivo in grado di portare l’ascoltatore in un ambiente sonoro eccezionale. Sainkho ha elaborato una suo personale ricerca interpretativa fondendo le tradizioni con nuove tecniche sperimentali.
Forte è stato l’impatto della sua musica e della sua personalità nel mondo musicale occidentale che le ha permesso di realizzare numerosi progetti collaborando con altri importanti musicisti della world music.
A Maranola racconterà e presenterà la sua ricerca sulla vocalità arricchendo con un pregevole tocco esotico il programma della manifestazione.
Sainkho
E’ originaria di Tuva, Siberia. Ha una voce prodigiosa, un look speciale, e dice: “Canto per far capire ai giovani il senso della musica”.
Ci si chiede quale organizzazione vocale sia alla base del mondo sonoro di Sainkho, a quali profondita’ dell’inconscio attinga per tradurre in canto i mormorii del vento nelle foreste di betulle e di abeti, le estensioni delle tundre, il gelo dei venti, le voci di animali, evocate con buffa grazia, e quale rapporto abbia la sua voce con la luce, lo spazio, lo spirito, la trascendenza.
Con quel capo rasato, i sari di seta multicolori, le sciarpe sontuose o le tute di canapa grezza, la piccola signora dai tratti orientali appare irraggiungibile; quasi immobile nella grazia composta dei suoi gesti, non sembra concedere nulla all’estroversione. Vocazione all’astrazione? Solo in scena, dove la concentrazione la trasforma in sacerdotessa del suono. Ma fuori dei riflettori, la metamorfosi di Sainkho sorprende. Indossa felpe sportive, una parrucca platino, stivaletti; lascia balenare lampi di arguzia nell’espressione impenetrabile e non disdegna un calice di vino che scioglie la tensione e corona in allegria i concerti applauditi soprattutto dai giovani. “A loro indirizzo suoni cosi’ remoti – precisa la cantante – per fare capire che non ci sono incompatibilita’ nella musica, che esistono anche altre sonorita’ oltre a quelle assordanti che li investono di solito, per ricordare che la musica puo’ portare armonia e unita’ e per provare che il passato si puo’ innestare nel futuro”.
La sua voce sobbalza di continuo, gioca con le improvvisazioni, passa da armonie celestiali ad asprezze stridule, esce dal naso, dalla gola, dalle viscere. Eppure sostiene il suono con equilibri arditissimi. Ma come si arriva a queste acrobazie tonali? “Ci vuole studio e molta forza. Ma e’ solo tecnica vocale. Si impara e si puo’ insegnare”. I suoi concerti si ascoltano in Russia? “Purtroppo no. E’ una questione di costi. Anni fa e’ stato possibile, ho portato anche gruppi austriaci, tedeschi e inglesi. Ma la situazione era migliore, io stessa potevo affrontare le mie spese; oggi e’ diventata difficilissima, costa meno andare a Pechino e a Tokio”.
A Mosca non e’ piu’ tornata anche perche’ anni fa un’aggressione subita, ancora chiusa nel mistero, l’ha segnata con brutalita’. “In parte la colpa e’ stata anche mia – ammette -. Tre persone del mio Paese, due donne e un uomo che non avevo visto da molto tempo, ma legati ai miei ricordi di infanzia, mi avevano chiesto ospitalita’ per una notte. Giunsero con un bel carico di bottiglie di vodka e io non opposi la necessaria cautela, la nostra tradizione impone di accogliere un ospite. L’episodio avvenne a casa mia, forse a causa di risentimenti sepolti o di gelosie per una cantante che si era affermata all’estero. Ne ebbi un trauma, prolungato per mesi. Non mi fu possibile lavorare, la mente si era smarrita, non ricordavo neppure piu’ il nome di mia figlia. Ma quel fatto di violenza e’ stato per me un’occasione per guardarmi dentro, per analizzare il mio comportamento, per rivedere il mio approccio verso i miei connazionali”.
Che cosa augura alla Russia in questo momento? “Che si aprano due vie: una e’ quella della pace, e l’altra e’ quella della consapevolezza che porta alla comprensione reciproca. Adesso che abbiamo la liberta’, siamo ai confini con il caos. Vorrei che si capisse che l’unica uscita e’ capire il vicino. Suona difficile, ma il tentativo va fatto”.